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Insapore, inodore, incolore

2021-02-24 14:15

Carla Roberta Brancia

Insapore, inodore, incolore

"C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo." (F. De André)

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Era una giornata di fine maggio. Prigioniera di una spossatezza che la rendeva schiava di se stessa, si trascinava lungo la strada con passo pesante, mentre i pensieri sfidavano la sua anima alla sopravvivenza.

Il cielo si era incupito, chiuso in un grigiore che, inaspettatamente, prese a sfogare il proprio turgore. Le lacrime, che raccontavano il suo dolore e invocavano per lei la speranza, iniziarono a confondersi con la pioggia, alleggerendo il peso della loro solitudine.

Ad un tratto, come bloccata da una forza indotta da seduzione e benessere, si fermò, alzò il volto al cielo e chiuse gli occhi mentre lo scroscìo continuava ad accanirsi su di lei. Il pensiero, poco prima vittima del proprio delitto, si lasciò incantare dall'acqua; la stessa acqua insapore, inodore e incolore per definizione, ma che, magicamente, le stava regalando una sensazione di gradevolezza, un ristoro dettato da un connubio di sapori che appagavano il cervello con una dolcezza improvvisa.

Pensò quante valenze polisensoriali potesse scatenare, quanto intenso e piacevole fosse l'odore dell'asfalto bagnato, quanto la sensazione di terra umida che sembrava risvegliarsi sotto i suoi piedi. Inafferrabile tra le mani, sfuggente, impalpabile eppure forte nella presa del suo cuore, forte nel suggerirle un coraggio ritrovato.

Rise, rise da sola, rise col mondo.

La pioggia si era ritirata, ma le innumerevoli gocce sospese nell'aria, attraversate dai sopraggiunti raggi solari, le avevano lasciato in ricordo di quella giornata pennellate multicolore che creavano uno straordinario ponte tra cielo e terra. I suoi occhi si spalancarono e si riempirono, carichi della potenza di un arcobaleno che le dedicò la promessa di nuove emozioni e di una ritrovata forza.

 

Carla Roberta Brancia